Rischi di una società denunciata da un lavoratore in nero

Per le aziende che assumono lavoratori in nero sono previste diverse sanzioni amministrative. Ecco a cosa va incontro una società che subisce una denuncia dal proprio dipendente.

denuncia lavoratore in nero

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1. Come denunciare il lavoro in nero?

La giurisprudenza italiana prevede tre strade per denunciare la propria posizione di lavoratore in nero:

  • La prima consiste in una segnalazione alla Guardia di Finanza tramite la compilazione dell’apposito modulo. La segnalazione non deve essere anonima, anche se la legge prevede che sia il nome del denunciante che gli estremi della denuncia stessa siano obbligate a rimanere segrete. Questo per far sì che il datore di lavoro non venga a conoscenza del denunciante e della sua dichiarazione, in modo da non porre in essere azioni penalizzanti nei confronti del lavoratore. Una volta ricevuta la denuncia la Guardia di Finanza può procedere all’ispezione o avvisare l’Ispettorato del Lavoro per cercare di definire la situazione;
  • La seconda strada invece prevede di rivolgersi direttamente all’Ispettorato del Lavoro più vicino alla sede dell’azienda. Ci si può presentare personalmente o far inviare una lettera dall’avvocato (raccomandata A/R oppure mail Pec). In questo caso l’Ispettorato del Lavoro può trattare con l’azienda per chiederle di regolarizzare la posizione del lavoratore, compreso la questione contributiva, oppure far partire un’ispezione;
  • La terza opzione del lavoratore consiste nell’indirizzarsi verso il proprio sindacato di categoria. Il sindacato cerca di operare come mediatore tra le parti e, con l’aiuto di Ispettorato del Lavoro, INPS e INAIL, ha il compito di cercare una conciliazione tra il datore di lavoro e il lavoratore in nero. Nel caso questa mediazione non comporti i risultati sperati il lavoratore può rivolgersi al Giudice del Lavoro, con l’assistenza di avvocati legati al sindacato.

 

2. Cosa rischia la società denunciata?

La legge di Bilancio 2019 ha recentemente aggiornato le sanzioni amministrative per le società che assumono lavoratori irregolarmente, con decorrenza dal 1° gennaio 2019. Ecco il dettaglio:

2.1 Maxisanzione per lavoro nero

  • da 1.800 euro a 9.000 euro per ogni lavoratore in nero che abbia lavorato per 30 giorni effettivi;
  • da 3.600 euro a 21.600 euro per ogni lavoratore in nero che abbia lavorato da 31 a 60 giorni effettivi;
  • da 7.200 euro a 43.200 euro per ogni lavoratore in nero che abbia lavorato oltre i 60 giorni.

Vi è da segnalare che la maxisanzione non viene applicata se:

  • il datore, di spontanea volontà, regolarizza la situazione del lavoratore prima dell’ispezione, dell’accertamento o di un’eventuale convocazione per la conciliazione;
  • dalle contribuzioni precedentemente assolte dal datore di lavoro si evince la volontà di non occultare il rapporto di lavoro. In questo caso si applica solo una sanzione per mancata comunicazione preventiva e per la differenza di contribuzione.

 

2.2 Sconto sulle sanzioni: la “Diffida Obbligatoria”

Il datore di lavoro può ottenere uno sconto sulle sanzioni se accede alla “diffida obbligatoria”. In questo caso il titolare dell’impresa deve assumere l’eventuale lavoratore in nero:

  • a tempo indeterminato anche part-time per almeno 120 giorni;
  • a tempo determinato e full-time per almento 120 giorni.

 

2.3 Altre sanzioni

  • Sospensione attività: prevista per l’impresa nella quale almeno il 20% dei dipendenti risulta essere irregolare;
  • Sanzioni INPS: sanzione da pagare alla Direzione Provinciale del Lavoro che va da 100 a 500 euro per ogni lavoratore per il quale non è stata comunicata l’assunzione. In caso invece di mancata comunicazione di lavoratore domestico la sanzione va da 1.500 a 12.000 euro per ogni lavoratore in nero, a cui si aggiungono 150 euro per ogni giornata lavorata;
  • Sanzioni Inail per non aver versato i premi assicurativi e da valutare caso per caso secondo la normativa disciplinata dalla circolare n.31 del 28 luglio 2017;
  • Sanzioni per eventuali pagamenti del lavoratore in contanti: il pagamento deve essere tracciabile, tramite un istituto bancario o postale. In caso di non rispetto delle regole la sanzione amministrativa va da 1.000 euro a 5.000 euro.

Gabriele Zangarini

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