Dipendenti fantasma: quando l’assenteismo è reato
Sono numerose le storie di chi si assenta dal posto di lavoro pur timbrando il cartellino. Vediamo quali sono le conseguenze legali di questo comportamento.
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1. Cos’è l’assenteismo?
Il fenomeno dell’assenteismo è un fenomeno trasversale. Ne parliamo riferendoci a diversi atteggiamenti, da quello psicologico inteso come abituale disinteresse alle vicende sociali e politiche della società, a quello sociologico riferito precisamente alle assenze ingiustificate sul posto di lavoro.
L’assenteismo è balzato agli onori delle cronache negli ultimi anni, con le famose riforme della Pubblica Amministrazione, colpita profondamente da questo fenomeno.
2. L’assenteismo nella Pubblica Amministrazione
Tutti, forse, ricorderete le famose immagini del Vigile Urbano in biancheria intima, che timbrava il cartellino per cominciare il suo servizio, ed invece tornava nella sua abitazione. O forse ricorderete il caso di quei dipendenti comunali che timbravano il cartellino per altri dipendenti, in verità, assenti. O ancora, chi timbrava il cartellino e poi si recava a fare la spesa settimanale per la famiglia. Esempi che ci giungono dalla Pubblica Amministrazione, dagli enti locali, dagli ospedali, sempre più colpiti da questo fenomeno. Del perché questo particolare atteggiamento sia più frequente nel lavoro pubblico, dovremmo disquisirne in altri ambiti e con altri esperti.
Per la nostra normativa l’assenteismo è l’ingiustificata assenza dal posto di lavoro, ovvero l’attestazione tramite certificazione falsata, dello stato di malattia.
Fondamentale per questa tematica è stato il D. Lgs 150 del 27 Ottobre 2009, che si è così espresso sulla questione:
“Fermo quanto previsto dal Codice Penale, il lavoratore dipendente di una pubblica amministrazione che attesta falsamente la propria presenza in servizio, mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con altre modalità fraudolente, ovvero giustifica l’assenza dal servizio mediante una certificazione medica falsa o falsamente attestante uno stato di malattia è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da 400 a 1600 euro.”
È sempre il D. Lgs 150 a confermare poi la linea della possibilità di un danno erariale per la lesa immagine della Pubblica Amministrazione. Sulla questione si esprime così:
“…Il lavoratore, ferme le responsabilità penale e disciplinare e le relative sanzioni, è obbligato a risarcire danno patrimoniale, pari al compenso corrisposto a titolo di retribuzione nei periodi nei quali sia accertata la mancata prestazione, nonché il danno subito dall’amministrazione.”
Da questo Decreto si evince quanto l’assenteismo sia un problema non solamente lavorativo ma anche di immagine per le aziende colpite da questo fenomeno.
3. La Riforma Madia
È stata la Riforma Madia del 2015, a dare scacco matto all’assenteismo. Questa riforma ha previsto sostanziali novità, a partire dai licenziamenti, per arrivare alla responsabilità dei dirigenti.
La riforma prevede che il dipendente “furbetto”, che timbra il cartellino senza effettivamente essere presente sul posto di lavoro, può essere sospeso entro 48 ore e licenziato in 30 giorni. Con il rischio concreto di dover corrispondere all’azienda ben sei mesi di stipendio, come risarcimento per i danni all’immagine.
Il dipendente ha tutte le facoltà di potersi difendere entro due settimane dall’accaduto.
La riforma introduce poi la responsabilità per il dirigente che ha permesso il fatto, venendo meno ai suoi obblighi di controllo e vigilanza. Si parla di sospensione e di possibile sanzione penale, a discrezionalità del giudice.
Questa riforma ha poi intensificato i controlli per i dipendenti in stato di malattia ed ha finalmente introdotto il principio anglosassone del “Whistleblowing”. I dipendenti che denunciano l’assenteismo infatti, non possono essere licenziati.
È solo di questi ultimi mesi la proposta di inserire anche le impronte digitali nella Pubblica Amministrazione, ma di questo si sta ancora discutendo.
4. Tecniche per contrastare l’assenteismo
Le conseguenze dell’assenteismo sono state sviscerate nei capitoli precedenti, ciò che merita attenzione infine, è la causa dello stesso.
Questo fenomeno, prepotentemente presente nell’ambito del lavoro pubblico, è chiaro che dipenda da una insoddisfazione, tacita o esplicita, sul posto di lavoro.
Le risorse umane di diverse aziende, pubbliche e non, hanno tentato di contrastare questo fenomeno con diverse tecniche, che vanno da quelle repressive, controlli serrati ed investigazioni private, a quelle più concilianti.
Mi sento di consigliare di investire maggiormente su ciò che viene chiamato “Capitale Psicologico” dell’azienda.
È importante che ogni azienda sia recettiva alle richieste dei propri dipendenti, richieste che non vengono sempre esplicitate a parole, ma spesso rese evidenti con comportamenti e azioni. Malattie frequenti, assenze sul posto di lavoro, insoddisfazione generale, sono spesso segnali di qualcosa che non sta funzionando.
Il concetto di Capitale Psicologico è stato coniato da Fred Luthans e si compone di quattro caratteri fondamentali:
- Determinazione;
- Autoefficacia;
- Resilienza;
- Ottimismo.
Le aziende che hanno investito sul benessere dell’azienda e sull’attenzione verso questi quattro caratteri, hanno registrato un miglioramento delle attività lavorative e soprattutto, una diminuzione sostanziale della malattia e dell’assenteismo.
Jessica Buonocore
Fonti normative
Lgs 150/2009
Riforma della Pubblica Amministrazione – Legge 124/2015
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