Cosa si rischia fotografando una scheda elettorale?

Commette un reato chi scatta una foto all’interno di una cabina elettorale alla propria scheda, anche se la foto non viene messa in circolazione.

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1. La Fattispecie del Reato

Ebbene sì, scattare una foto alla scheda elettorale è un reato, ai sensi del Decreto-legge n. 49/2008 (convertito in legge 96/2008), che, all’art. 1 primo comma stabilisce che “è vietato introdurre all'interno delle cabine elettorali telefoni cellulari o altre apparecchiature in grado di fotografare o registrare Immagini.”. Commette quindi un illecito chi introduce uno smartphone (o una macchina fotografica) nel seggio per fare uno scatto alla propria scheda, indipendentemente dal fatto che questa venga o meno postata sui social, o fatta circolare a mezzo di messaggi.

Ma cosa si rischia in concreto, a compiere tale atto? All’ultimo comma dell’articolo vengono elencate sia le sanzioni penali che le sanzioni pecuniarie, e si corre pertanto il pericolo di incorrere sia nell’arresto da uno a sei mesi, sia in un’ammenda che oscilla dai 300 ai 1000 euro.Con l’avvicinarsi delle elezioni Europee, previste per il prossimo 26 maggio, sono in molti a chiedersi se portare con sé il telefono in cabina, e fare una foto alla propria preferenza, magari per sottolineare l’appartenenza ad un partito, o anche solo per ricordo, sia un reato.

Come abbiamo visto, il nostro ordinamento lo contempla come tale. Con il d.l. 49/2008, “Misure urgenti volte ad assicurare la segretezza della espressione del voto nelle consultazioni elettorali e referendarie” lo stato ha cercato tanto di tutelare il diritto di segretezza del voto, quanto di contrastare in maniera diretta il fenomeno, sempre più frequente, del cosiddetto “voto di scambio”. Il legislatore quindi, a garanzia della segretezza del voto e del corretto svolgimento delle elezioni, ha cercato di fare in modo di evitare che circolassero fotografie delle schede di voto, sia per la ricerca di guadagni da parte dei votati che così avrebbero avuto una certezza sui voti ricevuti, che per i votanti che si aspettavano promesse da mantenere dopo il suffragio.

Non tutti però sembrano aver recepito il contenuto della legge e, durante le più recenti elezioni, si è visto come moltissimi abbiano deciso di scattarsi un selfie in cabina, o alla scheda con il voto apposto, pubblicandola poi sui social-media. Molte di queste persone sono state denunciate, e sono state condotte a processo, in cui si sono viste condannare a pagare multe anche molto salate.

Emblematico è il caso di un uomo di Firenze il quale, nel 2013, senza pensarci troppo, aveva scattato una foto alla sua scheda elettorale appena segnata. Durante il processo, a seguito di un decreto penale di condanna opposto, in sede di appello, si era visto convertire i giorni di carcere che avrebbe dovuto scontare in una pena pecuniaria, per un totale di circa 15.000 euro (giova ricordare che, attualmente, la somma giornaliera dovuta in caso di commutazione della pena può spaziare entro un importo tra i 75 e i 225 euro, e non più tra 250 e 2.500 euro).

A nulla è valso il tentativo di giustificarsi dell’imputato, adducendo che il presidente non avesse esplicitato l’avviso di non portare con sé in cabina alcun ausilio abilitato a scattare foto. La Suprema Corte, infatti, nella sentenza 9400 del 1 marzo 2018, ha affermato che sebbene il presidente avrebbe dovuto invitare l’elettore a lasciare il cellulare fuori dalla cabina, questi non ha un vero obbligo a farlo, perché il fulcro della legge è quello espresso nel primo comma, in cui si sottolinea il divieto assoluto a portare con sé le apparecchiature fotografiche e le conseguenze penali direttamente derivanti da questo; Il secondo ed il terzo comma, invece, non sono, secondo l’interpretazione della Corte di Cassazione, né condizioni di procedibilità né di punibilità del reato, in quanto costituiscono un mero onere per il presidente del seggio, e il mancato rispetto di siffatti punti, non comporta alcuna conseguenza penale per quest’ultimo.

Ricapitolando, quindi, dal 2008 è un vero e proprio reato fare una foto alla propria scheda elettorale, che venga pubblicata o meno, comporta la possibilità di arresto fino a sei mesi ed un’ammenda fino a mille euro.

Ilaria Bocci

Fonti normative

Decreto Legge 49/2008 convertito in Legge 96/2008 Misure urgenti volte ad assicurare la segretezza della espressione del voto nelle consultazioni elettorali e referendarie

Sent. Cassazione 9400 1 marzo 2018

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